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  • Compact Disc (CD) + Digital Album

    "II" is a special offer that include the two albums "Concerto a Montorfano" and "Dançando la fressca Rosa".
    Albums will come closed with a red sealing wax placed personally by Murmur Mori.

    Purchase includes also the digital booklets of the albums with informations, lyrics and photos.

    Booklets are in English and Italian.

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1.
O fortuna velut luna statu variabilis semper crescis aut decrescis vita detestabilis nunc obdurat et tunc curat ludo mentis aciem egestatem potestatem dissolvit ut glaciem. Sors inmanis et inanis rota tu volubilis status malus vana salus semper dissolubilis obumbratam et velatam mihi quoque niteris nunc per ludum dorsum nudum fero tui sceleris. Sors salutis et virtutis mihi nunc contraria est affectus et defectus semper in angaria hac in hora sine mora cordis pulsum tangite quod per sortem sternit fortem mecum omnes plangite.
2.
A la stagion che ‘l mondo foglia e fiora acresce gioia a tuti fin' amanti: vanno insieme a li giardini alora che gli auscelletti fanno dolzi canti; la franca gente tutta s'innamora, e di servir ciascun trages' inanti, ed ogni damigella in gioia dimora; e me, n'abondan marimenti e pianti. Ca lo mio padre m'ha messa ‘n erore, e tenemi sovente in forte doglia: donar mi vole a mia forza segnore, ed io di ciò non ho disìo né voglia, e ‘n gran tormento vivo a tutte l'ore; però non mi ralegra fior né foglia.
3.
Doni, donçelli gardati cche ven l'alegra stason: venite la dansa balati: far lo devit per rason. Li doni che so'inamorati non deça guardar cason; poy che lo tempo se pon de darve solaç e deport, bene serïa gran tort se stesev in casa reclosa. Dansa de grande valore van'a quel'alta donçella: salu a la flor de li flori che vegn'a la dansa novella. E be' lo dé far per so onore, quella resplandente stella. Poy ch'el'è flor d'ogna bella, per De', non se'n faça prigari: vegn'a la rot'a balari...
4.
Fortune plango vulnera stillantibus ocellis, quod sua michi munera subtrahit rebellis. verum est, quod legitur fronte capillata, sed plerumque sequitur Occasio calvata. In Fortuna solio sederam elatus, prosperitatis vario flore coronatus; quicquid enim florui felix et beatus, nunc a summo corrui gloria privatus. Fortune rota volvitur: descendo minoratus; alter in altum tollitur; nimis exaltatus rex sedet in vertice - caveat ruinam! nam sub axe legimus Hecubam reginam.
5.
Tutto lo mondo si mantien per fiore, se fior non fosse frutto non serìa, e per lo fiore si mantene amore, gioie e allegrezze ch'è gran signoria. E de la fior son fatto servidore si de bon cor che più non poria: in fiore ho messo tutto'l meo valore se fior mi fallisse ben morìa. Eo son fiorito e vado più fiorendo in fiore ho posto tutto il mi' diporto: per fiore aggio la vita certamente. Com più fiorisco più in fior m'intendo: se fior mi falla ben serìa morto, vostra mercé (madonna), fior aulente.
6.
Vorria e non vorria darvi piacere, il dir pur stringe, il pudor mi raffrena, il star me noia, il partir mi dà pena, ma non farò però contro il dovere. Il star in banca alfin m'è dispiacere, perché veggio la gente che m'accena, tal piglia piacer de la mia vena, che non vorrei che mi fusse scudiere. O Febo, l'arte tua ridocta a tale, che chi ti segue è mostro infra la gente a dito con le lingue use a dir male. Non vi meravigliate de nïente, s'a cantare una donna in banca sale: virtù fa l'omo al tutto onnipotente. Benché una forza mia timida voce suspinga a dire, il pudor la molesta, cussi fra doppia fiamma avvolto resta mio faretrato cor che sempre coce. Ma spinta dall'audacia che mai noce, dirò con quel favor che il ciel mi presta e sforzerommi dar piacere e festa a ciscadun che mi darà la croce. Ma non sia alcun che pigli admirazione s'io son montata in banca per cantare ch'arte non è però già da poltrone. Febo si dilettava del sonare col canto Tebe edificò Anfione: donde questa virtù divina pare. Lassate il murmurare o vulgo, o plebe, perchè alfin s’è visto che sol col canto in ciel si placa Cristo!
7.
Libera Musa 03:14
Danza spontanea sorge e si mostra, dove non è attesa sovverte, ribalta l'ordine a volontà scoperte. Gaia come un fiore non colto, che l'erba e il terreno son del fior la bellezza. Non la danza venduta che è stata richiesta, ma la danza che improvvisa si manifesta. Il gesto istintivo del bramare ciò che palpita, il suo passo rivolge ed un canto essa porge. Danza iniziatica imperitura, che sempre rinnova il suo moto di un suono che a nessuno è noto. Eppure mai mente, è sempre costante. Tutto contiene e nulla possiede, una danza che esprime e non rappresenta.
8.
Son cicala e canterò Sotto al Sole mi scalderò Tu formica nasconderai Quello che troverai. Quando il vento cambierà E il mio canto finirà Dell'Inverno il bianco velo Vi ricoprirà di gelo. Fin che germoglierà, chi con me canterà! Della vita son padrona, son poesia e son cialtrona. Libera di sollazzar e per Amor cantar! Tutti si dovrà morire lascio dunque a te l'ardire di gioir di questo tempo, mentre io canterò fino a che morirò.
9.
Instrumental
10.
Il verde picchio s'alza in volo Di rubino ha il capo ornato Se l'ali apre per fuggir pericolo Se senta il giorno che gli è dato Che sia della morte il timore ad animar nell'aria sue piume? O che sia invece della vita l'ardore? Par come il fiume: Che scorre incessante, eterno inizio ed ignota fin.
11.
Io me ne infischio di questa società, serva di Norma e di Falsità, ma canto con gioia dell’inciviltà: regina bella per Natura! Norma severa ci vuole abituar ad una vita di miseria, solo tenzoni senza gloria che non fan pianger la società. Norma comanda con le comodità, donando falsa serenità, ma se Natura gli occhi ci aprirà farem crollare ogni città. Sopra l'asfalto non c'è vita, ma sol la terra può generar ciò che ci occorre per poter respirar lo dà Natura e non Norma. Viver schermati lontan dalla realtà è ormai per tutti normalità ma il nostro cuore trova serenità se non c’è Norma ma Natura. Forza ballate e cantate insieme a me, che sol così si fa male al re, lui ha scambiato la nostra libertà, contro Natura, con Norma.
12.
Seguramente vegna ala nostra dança chi è fedele di amor servente et agli cor e sperança, vegna ala nostra dança seguramente. […] Ella mia dona çoglosa vidi cun lealtre dançare, vidila cum a legança lasovrana de lebelle, chedeço menava dança de maritate e polcelle, lande presi grande baldança tutor dançando chonelle, ben resembla plui chestelle loso vixo areguardare. Dançando la fressca rosa preso fui de so bellore tante fressca et amorosa chalealtre da splendore. Beno pena dolorosa per lamia dona tutore, sella nome dal socore çama no credo canpare. Al ballo de lavenente, ne pignormo ella et eo dissile cortese mete dona vostre locor meo, ellla resspose in ma tenente tal servente benvogleo in ço vivral cor meo si resspose de bon ayre.
13.
Pur bii del vin, comadre, e no lo temperare, ché, (se) lo vin è forte, la testa fa schaldare. Giernosen le comadri tramb ad una maxone, çercòn del vin setile sel era de saxone, bevenon cinque barii, et eranon deçune, et un quartier de retro per bocha savorare. Pur bii del vin...«De questa botexella plu no ne vindiamo, mettamoi la canella per nui lom biviamo, et oi comadre bella, elçaive lagonella, façamo campanella chel me ten gran pixare. Pur bii del vin... Comença de pixare la bona bevedrixe, ella deschalça lalbore tra qui e le raixe. Disse laltra comadre: «per deo quel buxo stagna, che fat ai tal lavagna podrixi navegare. Pur bii del vin... Elle gierno ala stuva per gran delicamento, efen lor parimento chen corp avean vento, porton sette capuni et ove ben duxento, et un capun lardato per bocha savorare. Pur bii del vin... Una nave comadre de vin e çunt al porto, et un altra de lino lo marinar sia morto, pur biviam comadre emplemon ben lo corpo, ela barcha deolino vad en fondo de mare. Pur bii del vin... Giernosen le comadre trambedue ala festa, de gloc e de lasagne se fen sette menestra, e disse lun alaltra non foss altra tempesta, cheo no vollesse tessere mai ordir ne filare. Pur bii del vin...
14.
Woman: Tapina jnme camava uno sparvero, amavalo tanto chio me ne moria, alorichiamo bene mera manero, edumque troppo l pascere nol dovia, ore montato esalito sialtero, asai piu alto che fare nomsolia, ede asiso dentro auno verzero, unaltra dona lotene jm balia. Isparvero mio chio tavea nodrito, sonalglio doro ti facea portare, perche dellucellare fosse piu ardito, orse salito sicome lomare, eda roti ligieti ese fugito, quando eri fermo nel tuo uciellare. Man: Disamorosa angielica e clero, jnchui rengna savere e cortesia, non va pellate di tapino mestero, per credere cosa chesere nomporia, chio dipartisse davoi core epenzero, jnanti fossio morto quella dio, chio altra gioia non volglio nespero, seno lavostra gaia sengnoria. E bene comfesso sono alti salito, pemsando che cangiato sono damare, davoi chui sono fedele egiechito, chialtro vi fa credere opemsare, edisleale larone e traito, che vuole la nostra gioia disturbare.
15.
A lentrade del tens clar eya, pir ioie recomencar eya, e pir ialous irritar eya, vol la regine mostrar, kele est si amorouse, a lavi, a lavie ialous, lassaz nos lassaznos ballar entre nos entre nos. Ele a fait per tot mandar eya, non sie iusqala mar eya, pucele ni bachelar eya, que tuit no venguent dancar, en la dance ioiouse, ala vi, alavie ialous, lassaz nos, lassaz nos ballar entre nos, entre nos. Lo Reis ivent dautre part eya, pur la dance destorbar eya, que il est en cremetar eya, q on ne li vuelle emblar la regine aurillouse, a lavi, ala. Mais pur neient lo vol far eya, kele na soig de viel lart eya, mais dun legeir bachelar eya, ki ben sache solacar la donne savorouse, a la vi, ala vie ialous. Qui donc la veist dancar eya, e son gent cors deportar eya, ben puist dire de vertat eya, kel mont non sie sa par la regine ioiouse, a lavi, ala vie ialous.
16.
Tre Danze 03:55
Instrumental
17.
Io andai in un monastiero, a non mentir ma dir el vero, ov’eran done secrate: diezi n’eran tute infoiate, senza [dir de] la badesa, che la tiritera spesa, faceva con un prete. Kyrie, pregne son le monache. Or udirete bel sermone: ciascuna in chiesia andòne, lasciando il dileto che si posava in sul leto; per rifare la danza ciascuno aspetta l’amanza che diè ritornare, Kyrie… Quando matutin sonava in chiesia nesuna andava, [poi] ch’erano acopiate qual con prete e qual con frate: [con lui] stava in oracione et ciascuno era garzone che le serviva bene, Kyrie... Sendo in chiesia tute andate et tute erano impregnate qual dal prete e qual dal frate, l’una a l’altra guata; ciascuna cred’esser velata lo capo di benda usata: avieno in capo brache, Kyrie… E l’una a l’altra guatando si vengon maravigliando; credean che fose celato, alor fu manifestato questo tale convenente: e la badessa incontenente ch’ognun godesse or dice, Kyrie… Or ne va, balata mia, va a quel monistiero, che vi si gode in fede mia et questo facto è vero: ciascuna non li par vero, et quale [è] là fanziulla ciascuna si trastulla, col cul cantano. Kyrie...
18.

about

"II" is a special offer that includes "Concerto a Montorfano" and "Dançando la fressca Rosa" plus the digital single "Aiuta De', vera lus et garçat".

Purchase includes digital download of all songs, booklets with photographs and detailed informations.
Booklets are in Italian and English.

Albums will come packed with a red sealing wax placed personally by Murmur Mori.

Murmur Mori's research, instrumentation and musical works are all self-financed, any support is welcome. ♡

credits

released March 1, 2023

Concerto a Montorfano: Follow Italian early jongleurs with a path beginning with the latin poems of the clerici vagantes to the first vernacular poems intended for music, this album gives voice to early Italian poetry. Drawing on manuscript sources and on popular folk musical modes , Murmur Mori ensemble set these fundamental lyrics to music in order to reconstruct the sonorous atmosphere and to spread the history of the first Italian vernacular poetesses, poets and the popular music performers: jongleurs. "O Fortuna velut Luna" and "Fortune plango vulnera", two poems from the famous Codex Latinus Monacensis 4660, searching for music sonorities close to the goliardic spirit that still exists in Italy as Goliardia. From the Canzoniere Vaticano latino 3793 the malmaritata poem "A la stagion che'l mondo foglia e fiora" by “La Compiuta Donzella di Firenze" exponent of the Tuscan school. "Dança de Mai" is an example of folk poetry intended to accompany dance, and it's contained inside the ms. Franc. (Nouv. Acq.) 7516 from the 13th century. "La Giullaressa" witnesses the performance of an anonymous woman on a bench in a square, probably Piazza Maggiore in Bologna from where the incunable containing her sonnets was printed in 1507 (Palatino II.20 E.6.5.3., BNCF). Having the will to re-invoke the figure of the Italian giullare and better investigate how the vernacular was used in poetry and how it sounded in music, Murmur Mori also write new lyrics using typical jongleurs' poetic expedients, part of their idea of "new early music". Recorded inside the medieval church of San Giovanni in Montorfano, in the Italian Alps.

Dançando la fressca Rosa: The libri memorialium from the Bologna State Archives were written by notaries and they contain ballate and rhymes which are among the earliest poetry in the vernacular from Italy such as the ones contained in the manuscript Vaticano Latino 3793. Most of these poems were intended to be sung and played and in fact, even if are handed down to us in manuscripts without musical notation, they still have textual indications about their musical forms. Murmur Mori set these fundamental early Italian lyrics to music using medieval instruments, merging the Italian folk music heritage together with the medieval manuscript sources of secular music, to rediscover their sound and avoid them to be merely confined in literary studies. The music here presented focuses on jongleur poetry of the 13th and 14th centuries and on the musical form of the ballata. Chants of love, satire and to dance to. Recorded live inside the Visconti Castle of Vogogna

Aiuta De' vera lus et garçat: The most famous alba that has come complete with music is that of Giraut de Borneill, a troubadour born in Aquitaine, called by his contemporaries "master of the troubadours". The geographical borders in the 12th and 13th centuries were very different from today and from Provence this successful musical and poetic motif also reached northern Italy. “Aiuta De '” is the translation of Giraut's Occitan composition “Rei glorios” into a Piedmontese vernacular, written in the thirteenth century, before 1240, and preserved in the manuscript E 15 sup. of the Ambrosiana Library in Milan. Dating from around 1240, this document is a proof of the fact that this piece was well known in northern Italy. Murmur Mori's version combines the Italian text with the music of the one wrote by Giraut de Borneill contained in the ms. Français 22543 of the National Library of France. Recorded inside the church of the Abbey of Saints Nazario e Celso, San Nazzaro Sesia, Piedmont.

Mirko Volpe: chant, gittern, hurdy gurdy, tambourine, frame drums
Silvia Kuro: chant, tambourine, nakers, bell stick, portative organ, rope drum, riqq
Alessandra Lazzarini: flutes, chant
Matteo Brusa: rope drum, frame drum, cymbals, triangle, bells, bell stick, chant, citole

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Murmur Mori 🌹 Piedmont, Italy

The ensemble's work focuses on jongleur poetry, the reconstruction of the sound of early Italian vernacular poems and of the secular medieval music. 🌹

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